L’agricoltura di precisione
“Farm to Fork”, in italiano “Dal campo alla tavola”. Abituiamoci a sentire sempre più spesso tali parole, quando l’oggetto della discussione è l’innovazione in campo agroalimentare.
Il motivo è molto semplice: le tecnologie per l’innovazione e la sostenibilità in tale settore sono due concetti che andranno a impattare tutti gli step della filiera: il campo appunto con l’agricoltura, la tavola con le tecnologie per il delivery ad esempio, o i progetti per ridurre lo spreco alimentare fino a interessare anche l’agroecologia.
L’innovazione e il progresso tecnologico, quindi, non risparmieranno nemmeno un settore tradizionalmente conservatore quale l’agricoltura.
Agricoltura e numeri, riflettiamo
L’agricoltura, specialmente quella intensiva, è sempre stata (ed è tuttora) un settore ad elevato impatto ambientale e sociale per vari e ovvi motivi tra i quali:
- l’enorme bisogno e lo spreco di acqua.
- l’uso indiscriminato di prodotti chimici.
- le tecniche di coltivazione non propriamente trasparenti.
- lo sfruttamento della forza lavoro (con il caporalato a farla purtroppo da padrone in Italia).
Questi, però, sono solo alcuni dei fattori che dovremmo considerare ogni volta che acquistiamo un chilo di pomodori, una bottiglia di olio di oliva o un ananas. Se la forza di un concetto o di un’idea sta nei numeri, quelli riferiti all’agricoltura moderna sono davvero impressionanti:
- 70% dell’acqua dolce del pianeta è usata dall’agricoltura (fonte: FAO)
- 60% è l’incremento della produzione previsto per l’agricoltura entro il 2030 (fonte: FAO)
- 10% del Pil Mondiale (7’800 miliardi di dollari) è dato dall’agricoltura
Tra i diversi interrogativi che si potrebbe porre dinanzi a questi numeri, uno potrebbe essere: “È possibile incrementare la produzione agricola senza sfruttare ulteriormente il pianeta?”. La risposta è sì, tramite l’innovazione tecnologica, ovviamente. Negli ultimi anni si sente sempre più parlare di Agricoltura 4.0 e Agritech (tecnologie agricole).
L’agricoltura di precisione
Nell’agritech la parte del leone la gioca indubbiamente il “precision farming”, l’agricoltura di precisione: droni, sensori, piattaforme in grado di consigliare e guidare l’agricoltore, aiutato da un fattore assolutamente non trascurabile, la raccolta di enormi quantità di dati.
Un sensore IoT, collocato in un campo, permette di registrare in tempo reale tutti i dati relativi a temperatura, pressione atmosferica, umidità del suolo, velocità del vento, esposizione al sole, sviluppo di ceppi o parassiti, e, di inviare poi tali dati alla relativa piattaforma, che una volta analizzati, sarà in grado di informare il contadino su come agire, mettendolo al corrente in modo tempestivo nel caso di interventi urgenti.
L’agricoltore verificherà, quindi, sul suo smartphone diverse tipi di informazioni come ad esempio quale potrebbe essere il giorno migliore per seminare, la convenienza ad irrigare immediatamente o attendere la pioggia, l’arrivo di una imminente grandinata oppure quando e come organizzare il raccolto.
Volendo individuare i vantaggi più importanti, che il precision farming è in grado di offrire, potremmo indicare, senza ombra di dubbio, questi due punti come i principali:
- miglior utilizzo delle risorse
- incremento della produttività
L’importanza dei dati nelle Startup in agricoltura
Estremamente importante e particolarmente sensibile è la questione della gestione dei dati, che non a caso è una componente fondamentale nello sviluppo del business model della totalità delle startup in agricoltura. In tale campo possiamo riscontrare due modelli per la gestione dei dati:
- acquisizione in toto della proprietà dei dati
- utilizzo i dati lasciandone però la proprietà alle aziende
I dati raccolti dai sensori e registrati nella piattaforma, a breve, verranno considerati dei big data, con le telco e i colossi agricoli pronti a darsi battaglia per aggiudicarseli. D’altronde, proviamo per un attimo a immaginare terabytes su terabytes di dati relativi a semine, colture, precipitazioni, irrigazione, raccolti, e via dicendo. Riusciamo a immaginare che valore potrebbero avere tali dati nello sviluppo di modelli predittivi per l’agricoltura?
L’agritech in Italia
Il 12 febbraio scorso, in occasione del convegno conclusivo dell’Osservatorio Smart Agrifood della School of Management del Politecnico di Milano, sono stati presentati i risultati della ricerca sull’agricoltura 4.0 condotta dall’osservatorio e dal Laboratorio RISE (Research & Innovation for Smart Enterprises) dell’Università degli Studi di Brescia.
Lo studio ha evidenziato che il mercato globale dell’agricoltura 4.0 nel 2018 ha raggiunto un valore di 7 miliardi di dollari, il doppio rispetto all’anno precedente, di cui il 30% in Italia. Il nostro risulta tra i paesi che hanno avuto una crescita maggiore (+270%), con un valore compreso tra 370 e 430 milioni di euro, di cui il 20% proveniente da startup.
Delle 300 soluzioni di agricoltura 4.0 mappate dall’osservatorio, il 78% proviene da aziende e il restante 26% da startup. Numeri alla mano, vuol dire 29 startup agritech registrate in Italia, che colloca il nostro paese al primo posto in Europa per numero di startup del comparto. Peccato che tale primato faccia da contraltare all’ammontare degli investimenti, pari a 25,3 milioni di dollari raccolti negli ultimi 2 anni, l’1% del totale a livello globale, pari a 2,9 miliardi raccolti dalle 500 startup in tutto il mondo.
L’agritech italiano è comunque un settore in piena espansione. D’altro canto il profilo medio dello startupper agritech nostrano è unico, con un background in cui si mescolano alla perfezione la tradizione agricola familiare con gli studi in campo tecnico o tecnologico. Molti di loro, infatti, provengono da famiglie di agricoltori e possono, quindi, contare anche di una discreta esperienza, letterale, “sui campi”, avendo notevoli disponibilità di terreni e colture per condurre i progetti pilota.
“Il contadino del futuro avrà la zappa nella mano destra e il tablet nella sinistra”.
Ho pronunciato, la massima appena citata, mesi fa partecipando a una tavola rotonda sull’innovazione digitale nell’agricoltura, e fa piacere constatare come tale affermazione corrisponda sempre più al vero.
[1] https://www.osservatori.net/it_it/osservatori/comunicati-stampa/smart-agrifood-boom-agricoltura-4.0
Antonio Iannone
Consulente per il settore agroalimentare.
Il suo background annovera 10 anni di sviluppo business internazionale nel settore farmaceutico e 2 anni ai Caraibi dove ha aperto 2 business nella ristorazione. Di ritorno in Italia, sulla scia dell’EXPO apre il suo business TheFoodCons, specializzato nell’advisory e digital marketing per startup del settore agroalimentare.