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Agroalimentare ed economia circolare
Considerando le statistiche ufficiali Eurostat, si stima che il settore agroalimentare sia responsabile della produzione di circa 60 milioni di tonnellate di rifiuti [1]. Questa produzione comporta impatti ambientali, economici e sociali che influenzano la sostenibilità delle filiere [2-8]. In questo specifico caso la strategia “prevenire è meglio che curare”, non risulta sempre possibile. Durante la trasformazione delle produzioni è infatti inevitabile la produzione di una certa quantità di rifiuti e sottoprodotti. La transizione da un modello tradizionale lineare ad un modello circolare offre un’opportunità concreta alle imprese, generando dai rifiuti risorse secondarie [4; 8; 9] ad utilità positiva.
L’industria alimentare nella regione Marche
La regione Marche rappresenta il 3% del comparto agroalimentare italiano. Delle 26.000 aziende che compongono il settore, 1.639 appartengono all’industria alimentare (ATECO C10) e 107 all’industria delle bevande (ATECO C11). Considerando le diverse attività, il settore alimentare marchigiano si caratterizza per la produzione di prodotti da forno ed amidacei (63%) con particolare riferimento alla produzione di pasta sia fresca che secca (sono presenti sul territorio più di 300 pastifici). La lavorazione della carne (173 aziende), i produttori di altri alimenti come pasti pronti di vario tipo, cioccolato, caffè, ecc. (128 aziende) e i produttori di oli e grassi vegetali e animali (100 aziende) sono anch’essi ben rappresentati (Fig. 1a). Per quanto riguarda l’industria delle bevande, il settore con il maggior numero di aziende è la produzione di vino da uve. Presenti sul territorio anche birrifici (20 aziende) e produttori di distillati (15 aziende) (Fig. 1b).
La produzione di scarti nelle trasformazioni industriali
Grazie alla collaborazione con il governo regionale e all’attivazione di un dottorato innovativo volto alla diffusione del modello circolare nella regione Marche, è stato possibile studiare alcune filiere selezionate per valutare la produzione e attuale destinazione di rifiuti e sottoprodotti. Si è deciso di adottare la metodologia del bilancio di massa che, in linea di massima, permette di ottenere il quantitativo di rifiuti prodotti sottraendo gli output dagli input (tralasciando le emissioni in aria, suolo e acqua). L’adozione di questo metodo è legata al fatto che i dati su input e output sono generalmente più precisi rispetto a quelli sulla produzione di rifiuti. Difatti, mentre gli imprenditori sono fortemente inclini a registrare tutte le quantità di materie prime e prodotti finali (per scopi di inventario ed economici), spesso non sono particolarmente propensi a misurare quanti rifiuti producono. Si è reso pertanto necessario adottare una metodologia che permettesse di stimarne la produzione nel modo più preciso possibile.
Grazie al dialogo con diversi imprenditori, si sono potute analizzare la filiera della pasta (fresca e secca), la produzione di vegetali surgelati, la torrefazione del caffè, la produzione di olio extra-vergine di oliva e quella del vino. Il bilancio di massa è stato applicato alla fase di trasformazione in azienda.
I dati raccolti dalla ricerca
La Tabella 1 illustra i risultati di questa analisi. Per ciascuna filiera considerata sono riportati la tipologia di rifiuto/sottoprodotto, la quantità prodotta e l’attuale sistema di gestione. La quantità è espressa in percentuale sul totale della materia prima utilizzata, per fornire un indice generale di quanto viene comunemente sprecato in ciascuna filiera. Sono stati classificati come sottoprodotti tutti i residui alimentari, mentre sono stati considerati rifiuti gli imballaggi, le acque reflue.
Ciò che immediatamente emerge dalla tabella è come le filiere più “impattanti” in termini quantitativi risultino la lavorazione dei vegetali per la surgelazione e la produzione di olio. Ad oggi, tuttavia, sono anche quelle filiere che hanno deciso di adottare in modo sistematico un sistema di recupero degli scarti di lavorazione, con particolare riferimento alla produzione di energia. Difatti, le biomasse di scarto rappresentano una preziosa fonte energetica rinnovabile e sostenibile rispetto all’uso dei combustibili fossili [10].
Emblematico è invece il caso della torrefazione del caffè, dove emerge la problematica dello smaltimento dei sacchi di iuta con cui i chicchi vengono consegnati in azienda. Mentre emergono idee creative come il riciclo per la produzione di oggettistica e arredo, ad oggi tuttavia non è stato ancora possibile attuare nessuna strategia concreta di recupero.
Barriere, opportunità e servizi per il modello circolare
Parlando con gli operatori intervistati, risulta curioso come tutti abbiano incontrato difficoltà nel fornire una definizione di economia circolare, affermando che ” il concetto, di per sé, è piuttosto semplice, ma è in qualche modo difficile da spiegare “. La maggior parte di loro hanno associato il modello ad un uso sostenibile delle risorse e al recupero e valorizzazione dei rifiuti (Fig. 2). Quelli che non sono solo operatori del settore alimentare, ma anche imprenditori agricoli, hanno dichiarato che “la circolarità è qualcosa alla base dell’agricoltura marchigiana, dato che in passato non era possibile sprecare alcuna risorsa”; “si è sempre fatto così, senza chiamarla economia circolare. Si fa semplicemente ciò che è utile per l’attività in tutti i sensi “.
Per quanto riguarda le barriere nell’adozione di un modello circolare, tutti gli intervistati hanno concordato che la pubblica amministrazione e la burocrazia sono un ostacolo che rallenta il processo e lo rende, se possibile, ancor più difficile. A questo proposito, l’attuale quadro legislativo non è favorevole, non è chiaro e crea ancora più confusione. Pur percependo una potenziale redditività del sistema circolare, la maggior parte degli operatori afferma che in questo momento i costi strutturali e operativi non sarebbero sostenibili. Inoltre, sul mercato del lavoro, mancano ancora figure qualificate che possano guidare il processo di transizione. Infine, nessuno degli intervistati ha potuto vedere come il consumatore finale possa percepire il valore aggiunto di una catena circolare.
Necessità di collaborazione nel settore agroalimentare
Anche se non è facile, si sono individuate diverse opportunità nel plasmare l’agroalimentare regionale con un approccio circolare. Oltre al recupero e alla valorizzazione dei rifiuti e dei sottoprodotti, portando alla creazione di valore aggiunto, tutti hanno convenuto che l’attuazione di un modello circolare contribuirebbe alla creazione di posti di lavoro e alla diversificazione del reddito, migliorando la sostenibilità del processo e ampliando il mercato di interesse.
Il passaggio transitorio da un sistema tradizionale lineare ad uno innovativo e circolare è un lavoro collettivo, che richiede lo sforzo e la collaborazione di diversi attori di filiera. Per questo motivo, il servizio più richiesto da tutti è un sistema di networking, in grado di mettere in contatto diverse aziende del settore agroalimentare, favorendo la simbiosi industriale e la partnership con aziende specializzate nel riutilizzo dei rifiuti/sottoprodotti, così da trasformare gli scarti di un’azienda in una risorsa per un’altra (secondary raw material).
Per facilitare il recupero, il riutilizzo e la ridistribuzione delle risorse sono stati considerati essenziali la realizzazione di una piattaforma logistica per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti e la creazione di una banca dati online per la quantificazione e la qualificazione dei rifiuti a livello regionale. In sintesi, la tabella 2 presenta le principali barriere, opportunità e servizi richiesti dagli operatori del settore agroalimentare marchigiano.
Conclusioni
Questo lavoro, nato dalla collaborazione tra l’Università Politecnica delle Marche e la Regione Marche nell’ambito di un dottorato di ricerca “innovativo”, ha evidenziato agli imprenditori agroalimentari l’importanza di disporre di un sistema coerente per misurare la quantità di rifiuti generati dalla trasformazione, al fine di migliorare la sostenibilità delle produzioni creando utilità positiva dallo scarto di produzione.
In un contesto come quello marchigiano, caratterizzato dalla presenza di PMI spesso a conduzione familiare, è importante superare le perplessità e le resistenze di un conservatorismo manageriale a favore della transizione. Risulta quindi fondamentale pianificare e migliorare la gestione dei rifiuti nel settore agroalimentare per l’implementazione di un modello circolare, sostenibile e resiliente.
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[1] Eurostat (2023). Food waste and food waste prevention by NACE Rev. 2 activity – tonnes of fresh mass.
[2] Hagedorn, W.; Wilts, H. Who should waste less? Food waste prevention and rebound effects in the context of the Sustainable Development Goals. GAIA-Ecological Perspectives for Science and Society, 2019.
[3] Lemaire, A.; Limbourg, S. How can food loss and waste management achieve sustainable development goals?. Journal of cleaner production, 2019.
[4] Teigiserova, D. A.; Hamelin, L.; Thomsen, M. Towards transparent valorization of food surplus, waste and loss: Clarifying definitions, food waste hierarchy, and role in the circular economy. Science of the Total Environment, 2020.
[5] Kayıkcı, Y.; Gözaçan, N.; Lafcı, Ç.; Kazançoğlu, Y. A conceptual framework for food loss and waste in agri-food supply chains: Circular economy perspective. Challenges and Opportunities of Circular Economy in Agri-Food Sector: Rethinking Waste, 2021.
[6] Agnusdei, G.P.; Coluccia, B.; Pacifico, A.M.; Miglietta, P.P. Towards circular economy in the agrifood sector: Water footprint assessment of food loss in the Italian fruit and vegetable supply chains. Ecological indicators, 2022.
[7] Ardra, S.; Barua, M.K. Halving food waste generation by 2030: The challenges and strategies of monitoring UN sustainable development goal target 12.3. Journal of Cleaner Production, 2022.
[8] Kusumowardani, N.; Tjahjono, B.; Lazell, J., Bek, D.; Theodorakopoulos, N.; Andrikopoulos, P.; Priadi, C.R. A circular capability framework to address food waste and losses in the agri-food supply chain: The antecedents, principles and outcomes of circular economy. Journal of Business Research,2022.
[9] Lucia, C.; Laudicina, V.A.; Badalucco, L.; Galati, A.; Palazzolo, E.; Torregrossa, M.; … Corsino, S.F. Challenges and opportunities for citrus wastewater management and valorisation: A review. Journal of Environmental Management, 2022.
[10] Bentivoglio, D.; Chiaraluce, G.; Finco, A. Economic assessment for vegetable waste valorization through the biogas-biomethane chain in Italy with a circular economy approach. Frontiers in Sustainable Food Systems, 2022.
Giulia Chiaraluce
Dottoranda in Economia agraria ed estimo rurale presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dell’Università Politecnica delle Marche. Nella sua ricerca si occupa principalmente di innovazione nelle filiere agroalimentari, con particolare riferimento all’economia circolare per la valorizzazione degli scarti e alla tracciabilità digitale blockchain.
Giulia Chiaraluce, nell’ambito del suo progetto di ricerca, incentrato sull’implementazione del modello di economia circolare nel settore agroalimentare, sta svolgendo un’indagine per capire l’opinione dei consumatori su un prodotto alimentare innovativo parzialmente derivante da sottoprodotti dell’industria alimentare.
E’ possibile partecipare all’indagine compilando il questionario al seguente link. La compilazione comporterà solo pochi minuti e sarà di grande aiuto per la conclusione del progetto di ricerca.